Lo scheletro svolge differenti funzioni: strutturali, meccaniche, protettive metaboliche, di sostegno, permette il movimento, favorisce l’emopoiesi ed è una riserva di deposito di sali minerali.
Il nostro sistema scheletrico, infatti, sostiene capo, arti e tronco; permette il movimento del nostro corpo nello spazio, attraverso la contrazione dei muscoli che attraverso i tendini si inseriscono sulle ossa; protegge i nostri organi interni; rappresenta una riserva sostanziosa di calcio e fosfato; favorisce la formazione di globuli rossi.
L’ osso del corpo umano si differenzia in corticale e trabecolare, le cui quantità variano da nei vari sistemi scheletrici. Le strutture corticali donano robustezza e si ritrovano particolarmente importanti nelle diafisi delle ossa lunghe, mentre quelle trabecolari garantiscono l’elasticità ossea e le troviamo soprattutto a livello di vertebre, coste e cranio.
A livello istologico, possiamo parlare di osteoblasti, osteoclasti e osteociti, ovvero le cellule ossee, ognuna delle quali svolge una differente funzione.
Gli osteoblasti hanno il compito di generare nuova matrice ossea, gli osteoclasti al contrario si occupano di riassorbire l’osso, mentre gli osteociti mantengono l’integrità della struttura e permettono di percepire lo stress meccanico. Di recente è stato anche dimostrato che queste cellule partecipano in maniera attiva al rimodellamento osseo.
La matrice extracellulare è costituita da fibre di collagene tipo I e da proteine non collageniche (glicoproteine, proteoglicani) e da una componente inorganica di cristalli di idrossipatite.
L’ osso non è un tessuto inerte come magari si potrebbe pensare, ma è piuttosto un tessuto dinamico che nel periodo dell’accrescimento si modifica continuamente, mentre nell’età adulta avviene una continua sostituzione che permette di riparare i danni delle ossa sottoposte a carico e in tal modo si previene il loro eccessivo invecchiamento. Tutto ciò attraverso un processo chiamato “rimodellamento”.
Il rimodellamento osseo avviene in tre fasi che si susseguono in sequenza:
– riassorbimento;
– fase intermedia;
-neoformazione.
Esistono diversi fattori che possono promuove in maniera positiva la generazione di nuovo tessuto osseo e possiamo dividerli in meccanici e umorali. Gli stimoli meccanici favoriscono la determinazione delle dimensioni, forma, microarchitettura dell’osso, in tutte le fasi della nostra vita.
La massa ossea si determina considerando la sua dimensione e la densità. Nell’adolescenza si ha un forte aumento della massa ossea, che si consolida nell’età adulta e diminuisce nella vecchiaia. I fattori che vanno a incidere sul picco della massa ossea sono di derivazione genetica, genere, etnia, dietetici, ormonali e l’esercizio fisico.
L’esercizio fisico dev’essere ben dosato nella sia frequenza e nella sua intensità, al fine di ottenere risultati positivi, e risponde molto bene soprattutto nei casi in cui viene lasciato un giorno di riposo tra una seduta di allenamento e l’altra o comunque nel momento in cui aumenta lo stress meccanico, rispettando sempre il principio della progressione.
L’ alto impatto è una chiave fondamentale per favorire l’adattamento dell’osso allo stress.
Diciamo che prevenire è sempre meglio che curare, in questo caso, soprattutto per le donne che dopo la menopausa accelerano rispetto all’uomo il raggiungimento della condizione di osteoporosi.
L’ osteoporosi è una malattia di natura metabolica che si caratterizza per la diminuzione di contenuto minerale all’interno dell’osso. Possiamo distinguere l’osteoporosi in primaria e secondaria.
L’ osteoporosi primaria si distingue in idiopatica, di tipoI o post menopausale, di tipoII o senile.
L’ osteoporosi secondaria, costituisce il 5% dei casi e si può associare ad altre malattie, uso prolungato di farmaci, immobilizzazione protratta.
Le donne sono otto volte più predisposte rispetto agli uomini, perché le ossa sono meno dense rispetto a quelle degli uomini e quindi sono capaci di sostenere una minor perdita. Oltre a questo, esiste anche un altro fattore che incide ed è il ruolo degli estrogeni. Questi favoriscono la stimolazione degli osteoblasti e mantengono la densità ossea. Dopo la menopausa, la produzione di tali ormoni cala drasticamente e quindi le donne perdono ogni anno dal 3 al 5% di massa ossea per diversi anni. Oltre i 65 anni, di conseguenza è molto facile per il sesso femminile soffrire di osteoporosi.
La mancanza di esercizio fisico se non svolto di frequente o totalmente trascurato, aumenta la probabilità di incontrare questa patologia, dato che è proprio lo stress meccanico che può provocare un positivo rimaneggiamento dell’osso. Questo è un fattore da non trascurare, perché è proprio grazie ad essa che in persone anziane si può invertire la tendenza e far persino aumentare la massa corporea.
L’ esercizio fisico, oltre a produrre stress meccanici, aumenta la secrezione di ormoni anabolici, che favoriscono la risposta adattiva dell’osso ed ormoni stress osteogenetici. Diversi studi hanno dimostrato una positiva riduzione di fratture al femore e vertebrali in donne attive rispetto a coetanee sedentarie. Dunque lo scopo dell’esercizio fisico in relazione a questa problematica è quello di incrementare la massa ossea e muscolare, stimolare la meccanica dinamica e utilizzare la forza di gravità.
Nel caso delle persone affette da osteoporosi vi sono diverse limitazioni nella scelta dello sport da praticare, in particolar modo sono da evitare tutti quegli esercizi che prevedono la flessione del busto in avanti, poiché in questo modo anche senza alcun sollevamento di carichi esterni, si possono generare fratture da compressione delle vertebre.
Biomeccanicamente parlando, l’osteoporosi comporta un aumento della cifosi, la quale genera uno svantaggio per gli erettori spinali. Per tale motivo è necessario allenare tale gruppo muscolare al fine di evitare un ulteriore peggioramento del rischio di caduta. In tal caso si deve favorire l’allenamento assumendo la posizione prona, per sfruttare l’angolo di contrazione e prevenire fratture vertebrali.
L’osteoporosi è una patologia che comporta anche una limitazione dell’escursione articolare, di conseguenza l’attività proposta, dovrà basarsi su esercizi che favoriscono la mobilizzazione articolare e l’allungamento muscolare.
Nei programmi è fondamentale inserire esercizi di stretching segmentari e della catena cinetica interessata con posture di allungamento, il tutto con lo scopo di ridurre tensioni, contratture e accorciamenti muscolari e mantenere la flessibilità.
Promuovendo l’allungamento di alcuni gruppi muscolari, si favorisce il mantenimento di una postura corretta, antigravitaria, e riduce le forze che agiscono sulle già compromesse articolazioni.
Esiste caso e caso e di conseguenza è necessario rivolgersi a un personale competente per guidarvi e fornirvi le corrette istruzioni su come alzarvi, sdraiarvi, sedervi, camminare e così via.